
PEACE PAVILION
Il continente nero mi ha sempre affascinata, così costellato da diverse culture quasi sempre generalizzate dalla parola "Africa".
Attanagliata dal peso che la cultura occidentale ha inflitto a questa terra, aggiunta al mio spiccato seno umanitario scovato da un paio d anni, ho deciso di partecipare a questo concorso che vedeva come tema un padiglione della Pace,in Senegal, per la commemorazione delle vittime morte durante le guerre Africane.
Anche se il padiglione si doveva presentare piccolo, era pieno di insidie!
L' imprinting Veneziano, basato sulla filosofia dei concept poetici, si è fatto subito sentire.
L' idea che per me era geniale era rappresentare le vittime con delle conchiglie fissate nel terreno. Nel momento in cui fosse venuta l' abbondante pioggia e si sarebbe raccolta in questa conca con le conchiglie, le avrebbe coperte.
Le conchiglie coperte dall' acqua avrebbero simboleggiato la purificazione delle vittime.
Lo trovavo un concept così forte e toccante che mi sembrava vincente; è evidente poi che la commissione fatta di architetti da ogni parte del mondo, non avesse avuto la stessa sensibilità insegnata a Venezia.
Il piccolo e tenero padiglione è stata una sfida!
Il colpo di grazia me l' ha dato il calcolo del prezzo dell' edificio.
Impossibile calcolare le tonnellate di argilla necessarie per costruire muri curvi.
Forse è stata proprio per l' approssimazione di un prezzo magari non troppo veritiero che la giuria di Architetti stellati hanno deciso di scartare il mio progetto.
Poco male, perché ogni volta che lo guardo mi sento fiera.
Anche qui l' idea aveva una connotazione labirintica, cosa che mi ha fatto iniziare a pensare che è la mia mente stessa ad essere un labirinto, insidiosa e mutevole.
Magari avrò altre occasioni per sporcarmi le mani con l' argilla, ma non era questo il momento.